Da questa epidemia guariremo, e si spera presto, e si spera potendo rialzarci. Però nelle ultime due settimane l’aria è tornata respirabile. Riconosco il sapore dell’ossigeno. Cieli, così, quaggiù nel Lodigiano, non si vedevano praticamente mai. Le famiglie non vanno nei centri commerciali. Le famiglie portano i bambini a camminare in campagna, lungo sentieri frondosi che poi sbucano sul fiume: insegnano loro le anse, e forse i giochi degli stessi nonni che oggi devono proteggere. Ci siamo ricordati quanto sia straordinario l’ordinario, perché ci è stato tolto. Ci siamo ricordati che il lavoro soffre di brutali disuguaglianze e ha bisogno di essere regolamentato e tutelato seriamente. Ci siamo ricordati quanto è bello toccarci, abbracciarci, baciarci, perché adesso ci manca. Adesso sappiamo che le generazioni non sono scontate. Adesso ammettiamo che comprendere e gestire le informazioni è una competenza che vale la vita o la morte: nostra, e degli altri.
Su tutte queste cose, quando sarà finita, dovremo riflettere, individualmente e collettivamente, molto bene, e molto a lungo.