Accendere un cerino nell’oscurità: di russi dimenticati, orsi martellatori e di come parliamo di libri

[Questo articolo è uscito su Limina Rivista il 23 maggio 2023.]

Mi piace molto leggere nei bar, non mi disturba il chiasso, non mi distraggono le chiacchiere dei vicini di tavolo o di chi indugia al bancone aspettando il caffè. Non mi sono mai interrogata sul perché fino a qualche giorno fa, quando mentre giravo l’ultima pagina di Lo sterro di Andrej Platonov (minimum fax, 2022) ho sollevato gli occhi e davanti a me non ho visto i kulaki con le pance che scoppiavano di carne ingurgitata a forza e nemmeno l’orso martellatore che instancabile lavora per il socialismo: ho visto invece il mio amico Claudio che raccoglieva piatti e tazzine sul vassoio e una donna con una bambina che si alzava per pagare, frugando nella borsetta alla ricerca del portafogli. Ho trattenuto il respiro per un istante, come a ricucire uno strappo, come a contemplare il portale che divideva quei due universi da me abitati contemporaneamente e quindi esistenti e tangibili solo attraverso quella che Gianni Celati sosteneva essere l’unica cosa che abbiamo al mondo: la disponibilità all’esperienza. 

Platonov
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